Romeo and Juliet
L’AterBalletto, lo ricordiamo è la principale compagnia di produzione e di distribuzione di spettacoli di danza in Italia e prima realtà stabile di balletto al di fuori degli enti lirici, è stata fondata nel 1979 e oggi è guidata dal 1997 da Mauro Bigonzetti che ha presentato a Milano il 29 e 30 marzo scorsi al Teatro degli Arcimboldi, Giulietta e Romeo, una creazione che citando la parole dello stesso coreografo » ha nel Dna, insieme a Les Noces e le Sacre du Printemps « .
Mantenendo la musica della versione classica di Sergei Prokofiev anche se con opportuni tagli frutto di una selezione perché questa di Bigonzetti consta solo di un atto, Bigonzetti opera una trasposizione in epoca contemporanea dell’appassionata storia d’amore dei due amanti veronesi. La sua è una storia che appassiona sin dall’inizio grazie alla forza interpretativa delle dieci coppie in scena.
Eh, già perché si tratta di una coreografia in cui protagonisti sono solo dieci Romeo e altrettante Giulietta, non ci sono tutti gli altri personaggi del dramma shakesperiano, così come anche una delle scene più « famose » della letteratura, quella del balcone, viene completamente trasformata, adeguandola e calandola nello spirito contemporaneo del balletto.
Ritmi accellerati, movimenti forti, simboli della lotta e dell’intensità con cui oggi viviamo le nostre pulsioni e i nostri sentimenti non arrestandoci di fronte a nulla, sono queste le caratteristiche del linguaggio coreografico di Bigonzetti che proprio per enfatizzare queste peculiarità si avvale anche di una scelta di costumi, ideati così come le scene da Fabrizio Plessi, simili a delle armature, con delle protezioni per gomiti, ginocchia, spalle.
La coreografia è un crescendo veramente di emozioni: ad un inizio forte talora anche caotico ma ben squadrato per le linee gestuali, segue una parte centrale in cui tutto diviene più intimo, più raccolto e silenzioso, fino a giungere al momento clou quello appunto della famosa scena del balcone.resa da Bigonzetti in modo del tutto originale e magistrale ricorrendo all’ausilio della tecnologia. E’ infatti con la proiezione di un elettrocardiogramma che gli spettatori rivivono in scena la passione e il battito del cuore dei due amanti, che si trovano ai due angoli opposti del perimetro del palcoscenico. Il finale tragico e simbolico allo stesso tempo, porta i due amanti a scalare due alte pareti posizionate l’una di fronte all’altra e separate da una simbolica cascata di sangue: è l’ascesa forse verso la purificazione di tutta la loro storia fatta di delicatezza, scontro, passione.