Preljocaj, Le funanmbule
Angelin Preljocaj si presenta solo sulla scena e si identifica con l’artista di circo, l’acrobata che sfida la sua stessa vita eseguendo le sue performances su di un filo di acciaio. L’identificazione del coreografo albanese che si ispira per questa sua creazione al testo omonimo, Le funanmbule di Jean Genet del 1955 é presto fatta. In primis, Angelin lavora su quest’opera da parecchi anni, la poesia dello scrittore francese lo aveva catturato già da parecchi anni orsono. Tempo che é servito al coreografo di danzatore di riflettere sull’anima del funambolo, di farla diventare sua e di farla rivivere sul palcoscenico.
Il risultato é un’opera ricca di poesia: apprezzabile il lavoro di conversione di Preljocaj che da danzatore e coreografo si presenta in una veste un po inedita, piuttosto di attore che di interprete o autore di coreografie. Non mancano alcuni momenti di danza, un richiamo alle performances rischiose del funanmbolo, ma queste non sono di certo i momenti più emozionanti. Infatti si ritrovano le linee e il linguaggio coreografico di Angelin che si rivela in tutta la sua tradizione. Le funambule é un testo che receta le ansie, le debolezze e la paura dell’artista di circo ; il rischio insito nelle performances é compensato dal sogno di vincere la sfida contro il timore e la morte e allo stesso tempo di essere anche vincitore sulla vita stessa per sentirsi più ricco personalmente e conquistare la propria dignità di vita. é quindi il ritratto di un uomo che accetta una scelta di vita consapevole di essere sempre pronto a lasciarla.
Solo la metafora delle paillettes dorate, simbolo di una vita più ricca, gli donano il desiderio di continuare a » danzare » sul filo. E Preljocaj accompagnato da una scenografia semplice, forse anche un po troppo sofisticata dalle tonalità zen e costituita da lunghi rotoli di carta che scendono dall’alto del palcoscnico, si mette in gioco da solo, forte solo della sua sensibilità artistica e del suo temperamento per firmare una creazione che puo vederlo finalmente protagonista dopo anni e anni e dopo le 42 coreografie che costituiscono il suo curriculum.