ParmaDanza2006 – Il Lago dei Cigni
Il lago dei cigni rimane sicuramente una delle pietre miliari della storia del balletto. Numerose sono state infatti le rappresentazioni così come le versioni coreografiche tra cui si ricordano tra le più famose, quelle di Nureyev e Bourmesteir, dopo naturalmente quella originale creata da Marius Petipa e lev Ivanov.
Il balletto nacque grazie alla collaborazione di questi ultimi due artisti che si divisero in un certo senso la creazione: di Petipa sono il primo e terzo atto ambientati entrambi a corte; di Ivanov invece il secondo e quarto atto, gli « atti bianchi », così come sono stati identificati nel tempo, per la predominante presenza sulla scena delle creature trasformate in cigno che indossano il classico tutù bianco. Sono anche questi gli atti più lirici, laddove i protagonisti principali devono mostrare una grande sensibilità reciproca per creare quel giusto pathos che la loro storia richiede. E a proposito, indimenticabile resta proprio l’interpretazione di Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn proprio in queste parti del balletto.
Dunque, da quello storico debutto del 1895 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, il Lago dei Cigni non ha perso per nulla il suo fascino, ogni volta che viene rappresentato nei teatri del mondo, rivive a pieno con la sua storia d’amore e d’inganno nei cuori degli spettatori. E così è stato anche al teatro Regio di Parma il 13, 14 ,15 ottobre scorsi, la cui coreografia era firmata dal cubano Riccardo Nunez, cresciuto sotto la scuola di Alicia Alonso. Mentre immutati sono rimasti gli atti bianchi, Nunez è intervenuto negli altri due, collocando da un punto di vista storico gli atti cortigiani di Petipa. nell’Impero russo dell’ultimo zar Nicola II, sullo sfondo di un mondo destinato a scomparire. La vicenda così immaginata si screzia di decadente inquietudine, mentre l’ombra del famigerato Rasputin aleggia sulla corte.
Oltre a queste differenze che toccano il contenuto della storia e l’ambientazione, va sottolineato il fatto che l’intervento del coreografo proprio in questi atti, ha dato luogo ad una coreografia che può apparire più semplice nella sua struttura, più snella, con minori difficoltà tecniche. Rispetto per esempio alla versione originale o a quella di Nureyev, si potrebbe inoltre rilevare uno spessore coreografico senz’altro inferiore, così come anche notare alcuni momenti che possono apparire slegati tra loro, non ben amalgamati.
E veniamo alle interpretazioni dei due protagonisti, Roberto Bolle, étoile del teatro alla Scala e Simona Noya, prima ballerina dell’Opera diVienna. Per Roberto Bolle tutto è apparso semplice, troppo semplice: d’altronde il ruolo di Siegfrid rimane sicuramente uno di quelli che sembrano proprio tagliati per lui. La sua statura, la sua eleganza e la sua tecnica raffinata che tocca vertici superbi negli allongée sono le caratteristiche che gli permettono di offrire al pubblico sempre delle ottime interpretazioni in questo ruolo. Ma a Parma si è visto anche un Bolle più maturo, non solo il ballerino classico con una tecnica perfetta. La sua danza era sicuramente più sciolta; l’étoile riusciva così a marcare con più forza espressiva i momenti più lirici, così come guidare la sua partner con estrema sicurezza.
Questo soprattutto nel secondo atto, ove positiva è stata anche la performance di Simona Noya, che come sottolineato ben si lasciava andare nelle braccia del principe, rivelando così quei lati di debolezza, timore, spavento che richiedeva il suo personaggio. Il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo guidato dall’ex-étoile scaligera Anna Razzi, si è ben comportato, rivelando una solida scuola che è emersa di più negli atti cortigiani, soprattutto nel terzo, grazie alla sequenza delle diverse tipologie delle danze di carattere che hano permesso alla mggior parte di mostrare le loro qualità.
Alla fine tanti applausi, moltissimi catturati da Roberto Bolle, per questo Lago che fedele alla tradizione, conserva il suo senso tragico proprio come storia in cui l’inganno, più che la storia d’amore drammatica, è protagonista indiscusso.