Nelken
La 14 Biennale di danza di Lione ospita il Wuppertal Tanztheater fondato nel 1972 da Pina Bausch, oggi diretto da uno dei danzatori più rappresentativi della compagnia, Dominique Mercy.
Con Nelken, balletto creato nel 1982, Pina Bausch mette in scena come ha fatto altre volte, il teatro dei sentimenti umani, facendoli giocare tra loro con ironia, leggerezza e profondità. L’approccio dello spettatore é già suggestionato da un palcoscenico ricoperto di garofani.
La scenografia é di Peter Pabst, che raccoglie il desiderio di Pina di integrare la natura nelle sue creazioni. » Amo l’esperienza della natura confrontandola a quella danza. Il passo di un ballerino sull’erba o sulla terra fresca é completamente diverso : il suo modo di muoversi e la sua personalità camlbiano completamente « . E con un palcoscenico pieno di garofani ?
Il risultato é una scena poetica, in cui i danzatori passano da momenti in cui il chaos perversa ad altri in cui eseguono soli intensi o danze d’insieme, quasi come partecipassero a una processione. Tutti sembrano liberi, come se niente li impedisse di esprimere un linguaggio gestuale composto di movimenti semplici ma efficaci. Riviene alla mente la lunga processione ove si rievoca il passaggio delle stagioni, per esempio. Nelken é ricco di momenti suggestivi ma resi con un tale semplicità grazie all’interpretazione degli interpreti.
Da ricordare per esempio il momento in cui il biondo danzatore Lutz Forster, solo sulla scena, interpreta con un linguaggio di sordomuti la canzone Someday he’ll come along, the man I love, di Gershwin. Una canzone che la stessa coreografa scomparsa un anno fa aveva chiesto al suo interprete di « coreografarla » con il sentimento di sentirsi fiero.
O ancora il passaggio in cui la danzatrice Julie Anne Stanzak, in culotte chiare, ripercorre il palcoscenico con una fisarmonica posata sui seni. Quest’immagine incarna la fragilità stessa dei danzatori che nonostante tutto sembrano contrastare con la loro forza espressiva qualsiasi intoppo si trovi sul loro cammino.
E’ il caso infatti dell’assolo di Dominique Mercy, che inizia a fornire al pubblico quasi avesse avuto una domanda provocatoria dal pubblico alcuni dei passi della tecnica classica : manège, tours en l’air, chenées, entrechassis.
Nelken rappresenta senz’altro un esempio dello stile di Pina Bausch, autrice di opere in cui la vita umana é analizzata sotto le più svariate sfaccettature con un’ironia sottile allo stesso tempo acuta, simbolo dell’amore e dell’attenzione della coreografa all’umanità in generale.