Marguerite et Armand-Concerto DSCH
Un dittico, quello presentato dal Teatro alla Scala questo mese di maggio, che non puó che lasciare un ottimo ricordo. Con Marguerite et Armand e Concerto DSCH le étoiles e i primi ballerini del teatro scaligero con il Corpo di Ballo stanno veramente lasciando il segno.
Marguerite et Armand, creato nel 1963 da Frederick Ashton uno dei più grandi coreografi inglesi, rappresenta la classicità e la concezione del balletto narrativo. Il balletto che utilizza la formula del flash-back é suddiviso in cinque quadri : un Prologo, l’Incontro, Alla Campagna, l’Insulto, la Morte della Dama delle Camelie.
Il coreografo s’ispiró al romanzo » La Dame aux Camélias » scritto da Alexandre Dumas figlio e dopo aver visto a Londra nel 1961 una rappresentazione dell’omonimo spettacolo interpretato da Vivian Leigh ne fu talmente colpito fino al punto che volle creare una coreografia sulla sonata di Liszt in re minore. La scelta degli interpreti fu altrettanto importante : Rudolf Nureyev et Margot Fonteyn calcarono le scene del Covent Garden nel 1963 per raccontare la tragica storia di Marguerite. Il successo fu enorme, il pubblico inglese ne venne catturato.
E oggi alla Scala si ripete lo stesso successo : Roberto Bolle e Svetlana Zakharova interpretano a meraviglia questa storia romantica, che nel passato fu ballata anche da Sylvie Guillem et Nicolas LeRiche.
Nel prologo Marguerite giace tubercolotica nel suo letto, l’atmosfera é oscura, si avverte già la tragica fine della donna. L’inizio del flash back, la riporta agli anni in cui il gioco della seduzione e la successiva scoperta del vero sentimento d’amore caratterizzavano la sua vita.
Entra in scena Roberto Bolle, l’amante che si svela con le sue arabesques infinite nelle linee e in cui il suo corpo sembra estendersi al di là ogni limite. Raffinato e elegante, inizia il suo dialogo con Svetlana Zakarova, che si rivela ancor più che altre volte étoile » romantica « . Il suo corpo esile é capace di trasmettere tutta la forza e la debolezza che il suo animo racchiude. Una grande delicatezza la caratterizza, non si tratta ancora di mettere in scena la passione che si ritrova più tardi, ma la danzatrice si lascia condurre in una danza ricca di trasporto emozionale.
I due amanti sublimano il loro incontro cominciato nel secondo quadro con il gioco di seduzione di Marguerite verso i suoi amanti, nel terzo quadro, » Alla Campagna « , un pas des deux, in cui le arabesques, gli jetés e i lift creano una coreografia » aerea « , in cui passione e sentimento si amalgano a meraviglia.
Poi, i ricordi della protagonista crescono, l’angoscia e il senso di colpa del tradimento si leggono via via sul volto di Marguerite.
Roberto Bolle e Svetlana Zakharova rendono su scena questo momento lirico con un’estrema drammaticità, la tensione é al massimo ed entrambi sono magistrali nella loro interpretazione toccante e tragica ma allo stesso tempo piena anche di collera.
L’epilogo della Morte, silenzioso, ridona ai due amanti tutta la loro intimità, si tratta quasi di una risurrezione della loro storia di amore sofferta e tormentata.
Si cambia registro per la seconda coreografia della serata, Concerto DSCH di Alexey Ratmansky sulle musiche del Secondo Concerto di Dimitri Šostakovič (1957), scritto per festeggiare il diploma di strumento di suo figlio Maksim nonché la morte di Stalin avvenuta nel 1953 . Il titolo merita una precisazione. Infatti il titolo rappresenta le iniziali dello stesso musicista secondo la traslitterazione tedesca, D-mitri SCH-ostakovitsch, nonché una sequenza di note » re, mi bemolle, do, si » ancora secondo il sistema tedesco. Per questi motivi il compositore era legato a questa successione di note che ricorrerà spesso in altre composizioni dell’autore, come per esempio nel Primo Concerto per violoncello del 1960.
La struttura del secondo concerto si compone di un primo allegro in cui un tema marziale, ma molto umoristico, è presentato fin dall’inizio, e sonorità sempre più intense si susseguono. Segue un andante in cui l’organico dell’orchestra è ridotto ai soli archi, un corno e, ovviamente, al solista, il pianista che suona il tema. Il risultato è un canto nostalgico e malinconico, con sonorità davvero molto delicate.
Il finale riproduce l’atmosfera iniziale, attraverso una serie di scale ed arpeggi, come in altre opere del maestro russo, è al « galoppo », e si chiude infatti con un grande crescendo ed una grande vivacità nella melodia.
La concezione della coreografia segue l’evoluzione di questo disegno musicale. L’apertura é vivace e scattante, richiede anche molta tecnica nella sua esecuzione. Alessandra Vassallo emerge con tutta la sua agilità e si rivela un’ottima ballerina.
Linee geometriche perfettamente squadrate che disegnano lo spazio, giochi di gruppi di danzatori, movimenti che richiamano anche gestualità della danza jazz mettono in evidenza il merito del coreografo e del Corpo di Ballo che stupisce per la sua ottima esecuzione. Tecnica classica e moderna s’integrano perfettamente e il disegno coregrafico é ricco di successioni che emergono per tutta la loro orignalità e sono eseguite rapidamente senza alcuna caduta di tono. Emergono già in questa prima parte il primo ballerino Antonino Sutera e Federico Fredi, instancabili per il loro brio.
L’andante vede protagonisti Svetlana Zakharova e Eris Nezha in un pas des deux che colpisce per la sua morbidezza intercalata da momenti di batteries eseguiti rapidamente dalla ballerina.
Nel finale emerge tutta la caratteristica di coralità che contraddistingue questo balletto. Gli artisti danzano all’unisono, la loro energia e il loro ritmo vivace trasmettono ottimismo e danno veramente voglia di mischiarsi a loro e partecipare a questo momento danzante di gioia.
Senz’altro una serata di grande danza che ha mostrato soprattutto la grande capacità del Corpo di Ballo e degli artisti scaligeri meno noti di essere all’altezza di eseguire un ottimo programma se guidato da grandi maestri, come si rivela oggi essere Alexey Ratmansky, che ha lavorato intensamente con tutti gli interpreti di Concerto DSCH.
Milano, Teatro alla Scala, 5 Maggio 2012