Le Parc
» Qu’en est-il aujourd’hui de l’amour, pris dans la confusion de la crise, en proie au doute, confronté au sida? Comment se manifeste le cheminement des sentiments, l’itineraire des passions ? Si la capacité de résistance tend à exacerber le désir, il semble aussi que cette volonté d’enrayer les progrès de la passion, tout en lui donnant une courbure particulière, finisse par exalter davantage l’amour. De la Princesse de Clèves aux Liaisons dangereuses, en passant par la Carte du Tendre de M.lle de Scudéry, toute cette littérature déjà nous a précédés, dans la ritualisation sophistiquée des affres de l’amour, comme pour échapper à l’aime du quotidien et du banal » ( A. Preljocaj).
Con queste parole Angelin Preljocaj introduce e commenta l’origine di Le Parc composto nel 1994 appositamente per il Corps de Ballet de l’Opéra National de Paris.
Il balletto é ambientato in un giardino alla francese di epoca barocca e raffigura una rappresentazione dei giochi amorosi che nascevano tra giovani amanti dell’epoca. Il coreografo ricrea l’atmosfera del XVIII sec. con un linguaggio coreografico che è invece alquanto contemporaneo, studiato nei minimi particolari in relazione alle musiche. Pertanto il giardino squadrato e simmetrico di Le Parc, contrasta con un’estetica della coreografia per niente classica.
Preljocaj mantiene il suo vocabolario gestuale perfettamente coerente con il suo stile contraddistinto da linee spezzate, corpi obliqui, piccoli salti che interrompono i passi, teste che s’inclinano, portés acrobatici. Ma l’originalità di Le Parc si manifesta anche attraverso il modo in cui viene sviluppato il soggetto: tutta la storia si svolge come se i protagonisti fossero racchiusi in una vetrina e si ha l’impressione che lo sviluppo narrativo sia alimentato dai quattro giardinieri che puntualmente appaiono all’inizio di ciascun quadro come preludio alla scena successiva.
Il coreografo ha scelto alcuni dei pezzi più celebri di Mozart e si è ispirato a manoscritti di scrittori francesi del XVII sec. come per esempio La Princesse de Clèves di M.me LaFayette (1678), le Liaisons dangereuses di Laclos (1782), la Carte du Tendre estratta dal romanzo Clélie di M.lle de Scudéry (1654) per conoscere e scoprire il mondo dei sentimenti dell’epoca, i modi di comportamento negli approcci amorosi, più in generale quindi lo spirito precursore dell’età dei Lumi che non rappresentó solo l’epoca della riscoperta e della valorizzazione della ragione ma anche quella in cui presero e corpo e iniziarono a diffondersi le teorie intorno al gusto, al piacere e più in generale a tematizzare l’origine e le forme dei sentimenti.
Tornando alla concezione del balletto, Preljocaj si confronta quindi da un lato con la letteratura galante e amorosa del XVII sec. e dall’altro con il classicismo della musica di Mozart, esplorandone i confini e gli orizzonti dell’opera del compositore austriaco, facendone risaltare la sua sottigliezza e la sua profondità su una coreografia che si rivela una vera e propria celebrazione dell’amore e del desiderio. Infatti questo balletto dà rilievo al cosidetto colpo di fulmine: l’attrazione fisica spinge i corpi a cercarsi, diviene visibile, palpabile, in uno spazio che all’improvviso sembra elettrizzarsi.
La prima parte si svolge in un’atmosfera giocosa attorno ad un gioco di sedie che coinvolge l’ensemble del Corpo di ballo: alle provocazioni di seduzione femminili rispondono gli uomini, vigorosi e sicuri di sé. In particolare in corrispondenza delle Danze tedesche di Mozart,il disegno coreografico ne sottolinea la loro struttura musicale e le singole cellule ritmiche in sintonia con le linee create dai movimenti dell’ensemble.
La simmetria della struttura scenografica e gli abiti settecenteschi dei ballerini sembrano contrastare con la femminilità delle ballerine:che disegnano i contorni dei loro seni con le dita, lanciano sguardi seduttori anche se velati ai loro partner ideali. Nel primo pas des deux , i due giovani si toccano poco: il giovane sfiora appena prima un braccio, poi una caviglia della sua dama. Ballano insieme, su linee simmetriche e parallele, di spalle l’uno all’altro. Appena lei volge lo sguardo verso il partner, egli salta di gioia, sorpreso dall’emozione che cerca tuttavia di trattenere. Infatti Il protagonista è un libertino che, come il personaggio Valmont del romanzo Les Liasons dangereuses di Laclos ha paura di innamorarsi non potendo però non cedere di fronte al desiderio.
La storia del balletto si evolve via via in un crescendo, in cui i protagonisti si sottomettono gradualmente alla forza dei loro sentimenti. Le tonalità della scenografia diventano più sobrie, siamo al tramonto; le donne si svestono dei loro abiti ingombranti settecenteschi per lasciar spazio ad indumenti più intimi femminili. E’ il momento finalmente in cui le emozioni possono iniziare a manifestarsi liberamente, quello in cui le Dame si divertono, sorridendo dell’amore e gli uomini soccombono dopo aver danzato come cervi innamorati.
Mentre le donne indossano oramai costumi leggeri, gli uomini le conquistano, i loro corpi iniziano a toccarsi in maniera più totale e disinibita, cedendo al desiderio. Il pas de deux rappresentativo di quesa parte é un atto è doloroso, vissuto come un tradimento: la donna respingerà le avances del partner dopo averle in un certo senso fatte nascere. Tutto sembra in questa scena interdire quest’unione.
La parte conclusiva contiene un momento quasi unico della danza contemporanea : un bacio che si sviluppa attraverso una spirale aerea di corpi: la donna abbraccia al collo il suo amante che facendola girare la solleva da terra. é il momento dell’Abandon. Gli interpreti Nicolas LeRiche e émile Cozette sono stati per tutto il corso dell’esecuzione perfetti, sia dal punto di vista tecnico e interpretativo. La maturità artistica di Nicolas Leriche é ben nota ma anche la giovane étoile Cozette ha dato veramente prova di essere all’altezza del suo ruolo.
Un’intesa perfetta anche sul piano emotivo ha contraddistinto tutta la loro performance sublimata dalla tenerezza e dalla profondità delle note mozartiane.
Parigi, Opéra Garnier, 12 Marzo 2009