Danzando Mozart

E’ l’anno di Mozart…e anche il Corpo di ballo del Teatro alla Scala rende omaggio alla musica del genio austriaco portando in scena quattro capolavori del balletto, tra cui una nuova produzione creata appositamente per il teatro alla Scala, Vanitas di Fabrizio Monteverde e tre nuove entrate nel repertorio scaligero: Petite mort e Sechs Tänze di Jií Kylián e in prima nazionale Jeunehomme di Uwe Scholz, creato nel 1986 per il Ballets de Monte-Carlo su commissione della Fondazione Princesse Grace che per quest’occasione ha dato la sua autorizzazione.

Un programma ricco, che vede impegnato tutto il Corpo di Ballo e in prima linea i primi ballerini per queste coreografie esemplari per le loro difficoltà tecniche e per le capacità espressive e d’interpretazione che richiedono agli interpreti.

Il programma si apre con Jeunehomme:

Nel gennaio 1777, all’ora in cui Mozart si appresta a lasciare Salisburgo in compagnia del padre, arriva in città una giovane francese, M.lle Jeunehomme, della quale non sappiamo praticamente nulla, salvo che era una pianista di talento e che il giovane compositore l’avrebbe dovuta rivedere a Parigi, l’anno seguente. E’ lei che ha forse ispirato a Mozart, e in ogni caso dato il suo nome, al Concerto in mi bemolle maggiore n° 9 (K 271), scritto a Salisburgo alla fine del gennaio 1777, con una struttura tradizionale dove pero’ il rondo finale è curiosamente interrotto Menuet cantabile. A partire da queste notizie, possiamo sbrigliare la fantasia e alla fine immaginare, come ha fatto Karl Lagerfeld, autore dei costumi, che M.lle Jeunehomme fosse cieca. Tulle grigio sopra, nero sotto per le donne, braccia nude e bianche cravatte a papillon per gli uomini, Karl Lagerfeld ha realizzato i costumi del balletto con originalità e forte intuito, sedotto dal talento di Uwe Scholz, che ebbe modo di spiegare « ho bisogno dell’allegria di Mozart, della sua bellezza, della sua concretezza e della sua malinconia, guidata non da una sorta di narcisismo ma da una forza tragica. Questo concerto è la sintesi di tutti questi elementi ».

(da un testo di Yves Hucher)

In quest’occasione i ballerini potranno anche indossare i costumi di Karl Lagerfeld ripresi da quelli originali disegnati per il debutto.

Il secondo pezzo è Vanitas, un ulteriore dono di uno degli esponenti della coreografia contemporanea italiana, che dopo i debutti di Bigonzetti e Godani offre quest’anno alla compagnia scaligera questa novità. Il balletto è pensato per quattro uomini, una donna e un soprano in scena, ispirata al mito della regina Cassiopea e alla sua luminosa costellazione, al suo essere condannata a ruotare eternamente, come monito e punizione per la sua vanità. Due le musiche mozartiane scelte dall’autore, per affinità di atmosfera con il mito che lo sta ispirando: il Concerto per pianoforte KV 482 in Mi bemolle maggiore n. 22 (andante) e l’aria per soprano Betracht dies Herz da Cantata dalle Passioni « Grabmusik » KV 42.

Tutto è vanità e un inseguire il vento

Il mito di Cassiopea, vanitosa regina condannata a girare incessantemente in cielo capovolgendosi di continuo, ma anche tutto ciò che è vano, leggero, caduco in questa vita terrena. Un movimento costante che cambia continuamente l’immagine, il corpo, i sentimenti, la vita stessa e che ci conduce inevitabilmente verso la dissoluzione.

La consapevolezza della propria precarietà lascia una traccia che sottolinea, evidenzia ma anche capovolge, mette in crisi, invita a una lettura nuova tutto ciò che abbiamo di fronte.

(Fabrizio Monteverde)

Gli ultimi due pezzi sono dei veri e propri gioelli di Jií Kylián.

Petite Mort è stato creato nel 1991 in occasione del bicentenario della morte del compositore austriaco su due dei più famosi e celebri pezzi per pianoforte e orchestra: l’Andante del concerto per pianoforte e orchestra n. 21 KV 467 e l’Adagio del concerto per pianoforte e orchestra n. 23 KV 468. E’ sicuramente un pezzo questo ove tutto è giocato su un piano di una sottile e massima sensualità scandita dalla musica e dai movimenti perfettamente coreografati su ciascuna nota. E’ anche il trionfo in un certo senso della musicalità del coreografo ceco, che ha saputo qui dosare forza e delicatezza, passione e abbandono. A proposito di Sechs Tänze (1986) invece mai più significative possono essere le parole dello stesso Kyliàn:

« Due secoli ci separano dall’epoca in cui Mozart scrisse le sue Danze tedesche. Un periodo storico segnato in modo considerevole da guerre, rivoluzioni, e da ogni sorta di sovvertimenti sociali. Pensando a tutto ciò, ho trovato impossibile creare semplicemente diversi numeri di danza che riflettessero solo sullo humour e la brillantezza musicale del compositore. Al contrario ho allestito sei atti che sembrano insensati e che ovviamente ignorano i loro contesti. Sono gettati in faccia al mondo tribolato sempre presente, e che molti di noi, per diverse ragioni non specificate, portano dentro l’anima. Sebbene la qualità divertita e di intrattenimento dei Sechs Tänze di Mozart gode di grande popolarità, non dovrebbe essere considerata solo come burlesque. Il suo humour dovrebbe servire per far emergere la relatività dei nostri valori. E’ ben nota l’abilità con cui Mozart reagiva a circostanze difficili con un’esplosione autopreservativa di poesia non-sense. »

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