Les Enfants du Paradis
L’Enfants du paradis, un titolo che rievoca sentimenti genuini e veri. Tali sono in effetti quelli che si ritrovano nel romanzo di Prévert che ispiró nel 1943 la concezione e la successiva messa in scena del film omonimo da parte di Michael Carné. Una pellicola che ha vissuto nel corso della sua realizzazione delle difficoltà e dei tumulti della seconda guerra mondiale ma che infine é riuscita ad essere un capolavoro. Infatti per la critica cinematografica é tuttoggi forse il più bel film francese finora realizzato.
Magia, poesia ma anche gli aneddoti e gli episodi della realtà della vita quotidiana sono i suoi elementi principali che si accompagnano e si amalgano all’atmosfera generale dell’epoca, pervasa da un sentimento di riscatto dagli orrori della guerra alla ricerca di valori e sentimenti più nobili.
Il mondo del teatro composto non solo di attori ma anche di saltimanchi e acrobati s’interseca con quello della vita quotidiana, tutti i personaggi rappresentano personalità singolari e sono capaci di toccare le corde più intime degli spettatori.
Non é solo il caso di Garance e Baptiste protagonisti di una storia d’amore fascinante e passionale ma anche di Lacenaire, Fréderick Lemaitre, Nathalie insieme a tutti gli altri che animano la vita parigina e le scene di teatro.
L’idea di trarre da questo film un balletto conquistava l’immaginazione di Brigitte Lefevre, direttrice della danza dell’Opéra di Parigi, che come parecchi altri ama l’opera di Carné. é cosí che José Martinez nello stesso tempo étoile dell’Opéra di Parigi viene incaricato di creare la coreografia de L’enfants du Paradis, una missione senz’altro non facile se si considera l’eccezionale qualità del film. Infatti se il balletto lascia molto spazio all’immaginazione, alla ricreazione degli ambienti e dell’atmosfera dell’epoca, dall’altra parte non riesce bene a trasmettere i risvolti psicologici, l’intimità e gli stati d’animo presenti nel film.
La coreografia é armoniosa, calibrata ; all’inizio del secondo atto una parentesi di pura danza classica apre le scene, cosi come anche va segnalata l’accoglienza del pubblico nel foyer all’entrata del teatro da parte di attori che introducono gli spettatori nel clima del balletto.
La musica é stata creata appositamente da Marc-Olivier Dupin che ha lavorato insieme a José Martinez cercando le sue fonti d’ispirazione in autori come Tchaikosvky, Strawinski e Scarlatti.
Su alcuni passaggi mitici del film, come quello dell’Innamorato della luna con Baptiste travestito da Pierrot, la coreografia poteva donare qualcosa in più, il coreografo in un certo senso avrebbe potuto sottolineare in maniera più profonda questo momento, forse il più ricco di poesia di tutto il film. Mimo e danza si sarebbero fusi alla perfezione accentuando questo momento particolare. Ed é anche un peccato che i danzatori dell’Opéra di Parigi Isabelle Ciaravola nel ruolo di Garance e Mathieu Ganio nel ruolo di Baptiste non si siano lasciati andare per donare qualcosa in più ; bene invece Alessio Carbone(Fréderick Lemaitre) e Muriel Zusperreguy(Nathalie).
Da segnalare inoltre i costumi, firmati da Agnès Letestu, danzatrice ed étoile dell’Opéra di Parigi.
Parigi, Opéra Garnier, 7 novembre 2008