The vertiginous thrill of exactitude – Opéra Garnier di Parigi
Il brivido vertiginoso dell’esattezza, per il brivido di fare un balletto su una musica di Schubert, per il brivido dei danzatori, quasi una sfida alla loro « formazione », per il brivido della rapidità e velocità.
William Forsythe © marzo 1999
The vertiginous thrill of exactitude costituisce il quarto pezzo in programma nella serata dedicata al trittico di coreografi Balanchine/Brown/Forsythe in programma all’Opéra National di Parigi nel mese di febbraio.
Il titolo richiama un’espressione usata dal filosofo Roland Barthes e costituisce il secondo pezzo del balletto Two Ballets in the Manner of the late Twentieth Century.
Fu creato il 20 gennaio 1996 per il Balletto di Francoforte all’Opera di Francoforte ed è entrato nel repertorio dell’Opera di Parigi il 31 marzo 1999.
Questo balletto può sembrare una parodia ma non lo è, è piuttosto un gioco con tutte le carte in regola , che non cede mai e non abbandona il piacere del « divertissement »; è come se Forsythe guardasse a distanza con uno sguardo per metà ironico, per metà delicato e riflettesse sull’eredità dell’opera di Balanchine.
E quest’aria anche un pò spensierata, è accentuata anche dai costumi di Stephen Galloway, dei tutù rigidi, quasi delle corolle dai colori sgargianti.
In questo balletto, il coreografo americano incrocia tra loro parecchi stili coreografici del passato; ce ne sono almeno quattro, molto precisi, che si possono riconoscere dalle differenti gestualità usate nella coreogtrafia.
Per Forsythe, il fatto che abbia chiamato questo balletto Two Ballets in the Manner of the late Twentieth Century significa che non esiste per lui alcun limite per la creazione di uno stile specifico. E citando lo stesso Forsythe, la giusta conclusione che sintetizza efficacemente il lavoro e l »idea coreografica che lo hanno ispirato: « Si fanno proprie le cose, non mescolo tutti gli stili! Non è un pout-pourri! ». Se utilizzo per esempio un certo epaulement che si evolve all’interno di un passo secondo un certo modo, questo sarà differente se mi rifaccio a Cecchetti o alla scuola francese piuttosto che a Bournonville o alla scuola italiana o russo americana. afferma lo stesso coreografo. Bisogna sempre essere coscienti del materiale su cui si lavora ed essere capaci di plasmarlo in una certa misura. » (W. Forsythe, LeFigaro, giugno 1988)